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#26 - Foot Locker venduta, Guerra Temu vs Shein, e l'EUDR slitta ancora

Oct 2, 2025

Edoardo Arbizzi

🌎 Sguardo Globale

🏈 Dick’s Sporting Goods-Foot Locker: quando il Procurement vale $125M in sinergie

L’8 settembre 2025 si è chiusa una delle acquisizioni più strategiche dell’anno nel retail: Dick’s Sporting Goods ha completato l’acquisizione di Foot Locker per $2.4 miliardi, creando un gigante globale con oltre 3.200 negozi in 20 paesi.

Ma la vera notizia è nel Procurement: la transazione dovrebbe generare tra $100 e $125 milioni di sinergie nel medio termine, principalmente attraverso efficienze nel Procurement e nel direct sourcing. Ed Stack, Executive Chairman di Dick’s, non ha usato mezzi termini: “Siamo molto entusiasti del futuro di Foot Locker. Il team di classe mondiale che abbiamo messo insieme è impegnato a riportare Foot Locker al suo posto di diritto nel nostro settore.”

Numeri alla mano: Dick’s ha chiuso il fiscal 2024 con $13.44 miliardi di ricavi, mentre Foot Locker ha generato $7.99 miliardi. Ma l’acquisizione non è solo una questione di dimensioni - si tratta di complementarità strategica. Il cliente Dick’s tende a essere benestante, suburbano e più anziano, mentre il cliente Foot Locker è urbano, più giovane e appartenente alla classe media-bassa.

La chiave del successo Procurement? L’integrazione delle due catene di fornitura permetterà di sfruttare un potere d’acquisto combinato senza precedenti con i brand partner globali. Nike, Adidas, New Balance e gli altri big della sneaker culture si troveranno ora a negoziare con un unico colosso che controlla una fetta significativa del mercato retail sportivo globale.

L’operazione è attesa essere positiva per gli utili già nel primo anno fiscale completo post-chiusura, esclusi i costi one-time per realizzare le sinergie.

🔗 Fonti: PR Newswire

⚔️ Guerra Temu vs Shein: quando il Procurement diventa battaglia “mafia-style”

Se pensavate che la competizione nel Procurement fosse solo questione di prezzi migliori, Temu vi ha appena dimostrato il contrario. La piattaforma cinese ha accusato il rivale Shein di usare “tattiche mafia-style” per monopolizzare l’intera supply chain del fast fashion. E non è una metafora - è una guerra vera.

Le accuse sono da thriller: Temu sostiene che Shein “detiene fisicamente” fornitori che osano lavorare con entrambe le piattaforme, requisendo password e credenziali degli account Temu, costringendo i supplier a firmare documenti contro la loro volontà sotto minaccia di “terminazione contratti e penali estensive”.

La parola “suppliers” appare 350 volte nella causa legale dove Temu descrive uno “schema articolato per rallentare la crescita di Temu negli Stati Uniti” attraverso il controllo aggressivo della supply chain.

Il vero genio del male: Shein userebbe accordi esclusivi anticompetitivi per “sequestrare i diritti IP dei fornitori senza dovuta considerazione e spesso senza conoscenza dei supplier”, impedendo loro di vendere prodotti simili su altre piattaforme.

Temu smonta il mito Shein: mentre Shein si vanta di “tecnologie proprietarie e design innovativo”, Temu sostiene che il loro business model è “copiare design trendy, usare migliaia di fornitori captive per produrre copie, e rivendere con etichetta Shein”.

La supply chain come territorio di guerra: non parliamo più di partnership strategiche o negoziazioni win-win. Parliamo di controllo territoriale attraverso intimidazione, appropriazione di informazioni commerciali riservate e detenzioni fisiche di fornitori.

🔗 Fonti: Supply Chain Dive

🖼️ Meme del giorno

⚖️ Focus Compliance

🌳 EUDR: secondo rinvio per problemi IT (e il mercato va nel caos)

Il 23 settembre 2025, la Commissaria UE per l’Ambiente Jessika Roswall ha scritto al Parlamento Europeo annunciando che la Commissione sta valutando un ulteriore rinvio di un anno dell’EUDR (Regolamento sulla Deforestazione). È il secondo slittamento consecutivo.

Cos’è l’EUDR: Dal 30 dicembre 2025 (data attuale), chi importa nell’UE caffè, cacao, soia, olio di palma, legno, gomma e carne bovina deve tracciare ogni lotto fino alla parcella GPS di origine, dimostrare che non proviene da aree deforestate dopo il 31 dicembre 2020, e caricare tutta la documentazione in un sistema informatico UE. Sanzioni fino al 5% del fatturato globale.

Il calendario dei rinvii:

Timeline originale (novembre 2021):

  • Grandi aziende: 30 dicembre 2024

  • PMI: 30 giugno 2025

Primo rinvio (dicembre 2024):

  • Grandi aziende: 30 dicembre 2025

  • PMI: 30 giugno 2026

  • Motivazione: “Preparazione diseguale degli stakeholder in EU e partner globali”

Secondo rinvio proposto (settembre 2025):

  • Ulteriore anno di proroga per tutti

  • Motivazione: “Il sistema IT della Commissione non regge il carico di dati previsto”

Il problema tecnico spiegato da Roswall: Il sistema deve gestire tutte le transazioni EUDR “a monte e a valle, dentro e fuori l’UE”. Le nuove proiezioni hanno portato a una “sostanziale rivalutazione al rialzo del carico previsto”. Senza correzioni, il sistema “molto probabilmente rallenterà a livelli inaccettabili o subirà interruzioni ripetute e prolungate”, con impatto sui “flussi commerciali nelle aree coperte dalla legislazione”.

Prossimi passi: Il rinvio necessita approvazione di Parlamento Europeo e Stati membri. Roswall ha annunciato che seguiranno colloqui con entrambi.

Per i procurement manager che importano prodotti EUDR:

Il secondo rinvio consecutivo su una legge proposta nel 2021 crea tre problemi pratici:

Problema 1 - Incertezza sugli investimenti: Chi ha speso per sistemi di tracciabilità non sa quando li userà effettivamente. Chi non ha speso è tentato di rimandare ancora.

Problema 2 - Prezzi di mercato instabili: I premium EUDR variano in base alle aspettative di implementazione. Con un possibile terzo slittamento, nessuno sa quale prezzo negoziare.

Problema 3 - Perdita di credibilità normativa: Come nota Fastmarkets, sarà “difficile per l’UE ritardare ancora senza perdere credibilità”. Ma se perde credibilità, il rischio è che quando la legge partirà davvero, l’enforcement sarà più severo per compensare.

La domanda non è più “se” l’EUDR entrerà in vigore, ma “quando” e “con quale livello di enforcement”. Chi non si prepara rischia grosso. Chi si prepara troppo presto immobilizza capitale. Il procurement è nel mezzo, senza certezze.

🔗 Fonti: ESG Today, FastMarkets

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