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#24 – Apple Shifts Course, Costa Rica in the Dark, and U.S. Truckers Under Scrutiny

4 set 2025

Edoardo Arbizzi

🌎 Sguardo Globale

📱 Apple Revolution: dalla Cina al mondo, la supply chain si fa globale

Apple sta riscrivendo le regole della supply chain globale con una strategia di diversificazione senza precedenti. Per giugno 2025, Tim Cook ha annunciato che "la maggior parte degli iPhone venduti negli USA avrà l'India come paese d'origine, e il Vietnam per quasi tutti gli iPad, Mac, Apple Watch e AirPods".

Apple ha iniziato a produrre i modelli iPhone 16 Pro in India - la prima volta che unità premium vengono costruite fuori dalla Cina.

Ma questa non è solo una questione di costi. Con potenziali costi aggiuntivi per 900 milioni di dollari nel trimestre di giugno 2025, Apple sta costruendo una supply chain "anti-fragile" che possa resistere a qualsiasi shock geopolitico.

La strategia in tre mosse: primo, partnership locali strategiche come l'acquisizione del 60% di Pegatron India da parte di Tata Electronics. Secondo, espansione in Vietnam per componenti di AirPods, Apple Watch e parti MacBook. Terzo, investimenti massicci - oltre 500 miliardi di dollari promessi negli USA, anche se gran parte resta destinato all'acquisto di componenti.

La lezione per ogni procurement manager? La diversificazione strategica richiede anni di pianificazione, test e investimenti, ma ripaga quando aumentano le tensioni geopolitiche. I tempi delle scorte e delle partnership solide sono fondamentali quando la policy shift può cambiare le regole overnight.

🔗 Fonti: Supply Chain Digital, TRADLINX

⚡ Costa Rica: quando il paradiso delle rinnovabili va al buio

Chi avrebbe mai detto che il Costa Rica – il paese che produce circa il 95% della sua elettricità da fonti rinnovabili (idroelettrico ~74%, geotermia ~13%, eolico ~12%) – potesse ritrovarsi nel bel mezzo di una crisi energetica senza precedenti?

Nel 2024, la peggior siccità degli ultimi cinquant'anni ha letteralmente prosciugato i bacini idroelettrici, costringendo l'ICE (Instituto Costarricense de Electricidad) a programmare blackout a rotazione di tre ore e a riaccendere in emergenza le vecchie centrali termiche a diesel e bunker. Per un paese che fino a poco prima si vantava di aver funzionato per mesi interi al 100% rinnovabile, è stato un brusco e doloroso risveglio.

Il paradosso della sostenibilità: l'eccessiva dipendenza dall'idroelettrico ha mostrato tutti i suoi limiti strutturali. Nel 2024 la quota di energia pulita è precipitata fino all'86,8% – la più bassa da oltre un decennio. In alcuni mesi critici i combustibili fossili hanno coperto oltre un quinto della domanda nazionale, mentre ICE si trovava costretta a importare energia costosa dai paesi vicini e a noleggiare generatori d'emergenza. Il risultato? Tariffe elettriche schizzate fino al +25% e imprese nazionali e multinazionali costrette a rivedere completamente i loro piani di continuità operativa.

La supply chain sotto pressione: aziende locali e colossi internazionali hanno dovuto fronteggiare simultaneamente costi energetici alle stelle e il rischio concreto di interruzioni produttive, in un paese tradizionalmente considerato un modello di stabilità green per gli investimenti. Alcuni blackout mirati hanno colpito persino l'area metropolitana di San José, alimentando incertezza e tensioni sociali in una popolazione abituata all'eccellenza energetica.

Ma non tutto è perduto: le piogge torrenziali di fine 2024 hanno riportato i bacini idrici a livelli record – l'invaso di Arenal ha toccato il massimo degli ultimi vent'anni – e per il 2025 non sono previsti razionamenti. Ancora più importante, la crisi ha funzionato da catalizzatore per accelerare i piani di diversificazione del mix energetico: nuovi progetti geotermici ambiziosi (il potenziale stimato supera abbondantemente i 2.000 MW), oltre 400 MW di solare ed eolico già in cantiere, e bandi ICE per ulteriori 675 MW nei prossimi anni.

👉 La lezione per tutti: anche le supply chain più "green" del pianeta possono crollare in poche settimane se mancano resilienza e diversificazione strategica.

🔗 Fonti: The Costa Rica News, Low-Carbon Power, Delfino

🖼️ Meme del giorno

⚖️Focus Compliance

🇺🇸 Trump obbliga i camionisti al test di inglese: fino a 3 milioni a rischio licenziamento

Il 28 aprile 2025, Trump ha firmato un executive order che potrebbe essere la mossa più controversa per la supply chain americana: test di inglese obbligatori per tutti i camionisti. E no, non stiamo scherzando.

I numeri fanno paura: si stima che fino a 3 milioni di camionisti (10% del totale) potrebbero non superare i nuovi test di conoscenza dell'inglese. Con una carenza già stimata di 160.000 driver entro il 2030, questa mossa potrebbe essere devastante per la logistica USA.

Come funziona in pratica? La timeline è questa:

  • Aprile 2025: Trump firma l'executive order

  • 25 giugno 2025: Entrano in vigore i controlli federali che mettono immediatamente "fuori servizio" i camionisti che non parlano inglese

  • In discussione: Il Senato sta preparando una legge per rendere tutto permanente

Il lato assurdo della storia: i camionisti dovranno dimostrare di saper "leggere e comprendere i segnali stradali, comunicare in inglese con le forze dell'ordine, e fornire e ricevere feedback e direzioni in inglese." Praticamente un esame di scuola guida potenziato.

L'impatto sul procurement? Nel breve termine, aspettatevi qualche incremento nei costi di trasporto e possibili ritardi, specialmente su certe rotte dove la concentrazione di driver non-anglofoni è più alta. Il settore si adatterà - probabilmente con corsi di inglese e salari più competitivi - ma la transizione non sarà indolore per chi ha supply chain just-in-time.

La vera domanda: in un'epoca di carenza di manodopera logistica, ha senso creare ulteriori barriere all'ingresso? La risposta la darà il mercato nei prossimi mesi.

🔗 Fonti: FreightWaves, tech.co

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