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#30 - Terre rare bloccate, Made in Italy sotto inchiesta e nuovo episodio del podcast
26 nov 2025
Edoardo Arbizzi
🌎 Sguardo Globale
⚠️ La Cina stringe sulle terre rare: Procurement europeo in trappola
1° dicembre 2025: la data che circola nei report interni delle aziende europee. È il momento in cui le nuove restrizioni cinesi sulle terre rare diventano operative, non solo sui materiali grezzi, ma su magneti ad alte prestazioni e tecnologie di raffinazione, senza i quali nessuna supply chain avanzata può funzionare.
La normativa finale pubblicata da Pechino estende i controlli a componenti finora considerati “a basso rischio”. Ma c’è di più: introduce la possibilità di richiedere licenza anche per prodotti prodotti fuori dalla Cina se contengono anche solo una traccia di input cinesi, o se sono stati realizzati con tecnologie sviluppate in Cina.
Per chi lavora nel Procurement, questo capovolge la mappa del rischio. La compliance non dipende più da ciò che si importa, ma da chi ha toccato cosa lungo la filiera, anche tre o quattro livelli più in basso. È un’esposizione più opaca, impossibile da controllare con gli strumenti tradizionali.
Questa è una leva geopolitica consapevole. Molte aziende occidentali non hanno alternative tecniche immediate. Se le licenze rallentano, i primi fermi produttivi potrebbero apparire a inizio 2026.
Bruxelles ha convocato tavoli tecnici d’urgenza, ma il nodo non è politico: l’Europa non ha la capacità di raffinazione per sostituire la Cina, né le competenze per produrre magneti ad alte prestazioni. Costruirle richiede anni che le aziende non hanno.
La vulnerabilità non è una variabile esterna. È integrata nel prodotto. E non si risolve cambiando fornitore.
Chi non inizia a ripensare la filiera ora, semplicemente, arriverà tardi.
🔗 Fonti: Chatham House, CSIS, CMS LawNow
👀 Tod’s e la filiera da €2 l’ora: il lusso costretto a guardare dove non vuole guardare
La Procura di Milano ha aperto un’indagine che sta riscrivendo il racconto del Made in Italy. Il caso riguarda Tod’s, uno dei marchi più prestigiosi del lusso italiano, accusato di aver beneficiato - tramite una catena complessa di subappalti - di manodopera pagata 2–3 euro l’ora in laboratori gestiti da imprenditori cinesi in Lombardia e nelle Marche.
Le accuse non riguardano solo le condizioni di lavoro, già di per sé gravi, ma anche il fatto che segnalazioni precedenti e audit interni avrebbero evidenziato anomalie, senza però generare contromisure adeguate.
Per il Procurement questa è una linea del fronte: se il rischio era visibile, ignorarlo diventa corresponsabilità.
Nel frattempo, la contro-narrativa non si è fatta attendere. Diego Della Valle ha denunciato “persecuzioni mediatiche” e parlato di un Paese che rischia di distruggere la sua stessa eccellenza. Ma Reuters riporta un dettaglio significativo: il fondatore stesso ammette che la reputazione del Made in Italy è in pericolo se le filiere non vengono ripulite. Tradotto: la difesa del brand passa ormai dalla trasparenza, non dalla retorica dell’artigianalità.
Questa vicenda è lo specchio di un problema strutturale: la filiera del lusso, spesso raccontata come perfetta, vive su un sistema di micro-fornitori che lavorano con margini impossibili. E quando la pressione sui costi si scarica a cascata, l’ultimo anello è quello che esplode.
La lezione è semplice e brutale: una supply chain è eticamente solida quanto il suo fornitore più debole. E non spetta al marketing decidere chi sia.
🖼️ Meme del giorno

🎙 Podcast Compri Bene
🏨 Procurement che tiene insieme tutto — con Nicola Rehnicer (Villa d’Este Hotel)
Nel nuovo episodio del Podcast di Compri Bene parliamo con Nicola Rehnicer, Group Director Purchasing di Villa d’Este Hotel. Dal retail alle startup fino all’hospitality di lusso: un percorso che mostra cosa significa fare procurement quando sei l’ingranaggio che collega davvero ogni reparto — dal magazzino alla sala, dalla tecnologia alla direzione.
Una conversazione schietta su come si costruisce valore negli acquisti, su come si portano innovazione e digitalizzazione senza creare paura, e su perché oggi chi lavora nel procurement deve avere pelle spessa, curiosità e velocità mentale più di qualsiasi altra funzione aziendale.
🎧 Ascolta l’intervista! ⬇️
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